
Si fanno chiamare “Amazigh”, cioè “uomini liberi”, e preferiscono questo termine a “berberi”, derivante dall’arabo e coniato come epiteto per definirli “barbari”, rozzi, ignoranti.
“Amazigh” (imazighen al plurale) invece, sottolinea il fatto che questo popolo, seppur conquistato e convertito, non si è lasciato sottomettere completamente dalla cultura dominante. Gli Amazigh, o Berberi come comunemente vengono chiamati, occupano il Maghreb da sempre. Sono infatti distribuiti in un territorio che va dal Marocco all’Egitto, secondo una loro geografia e una propria storia che hanno ben poco a che fare con le decisioni politiche dei vari stati governanti.
Non si tratta di un’etnia nel senso stretto della parola, ma sono accomunati dalla lingua e dai vari dialetti. Non hanno un modo di vita che li contraddistingue, possono essere nomadi o coltivatori, ricchi commercianti cittadini o abitanti di un paesino di montagna, cosi come tutti gli abitanti del Marocco. Tutti sanno di essere qui da sempre, di essere i primi abitanti di questo paese. E’ straordinario come dopo 1400 anni dall’arrivo dei primi eserciti arabi, la lingua si sia mantenuta cosi diffusamente e sia rimasta per una buona fetta della popolazione, soprattutto rurale, la lingua madre.
Le origini di questo popolo vanno ricercate nella Preistoria, la loro evoluzione ha avuto luogo sul posto, gli apporti stranieri sono stati insignificanti, compreso quello degli Arabi. L’essere Berbero (Amazigh) oggi non è definito da un’appartenenza “razziale”, ma da un fatto culturale e linguistico.
I Berberi sono un popolo armonico, gentile e accogliente.
La loro lingua, il tamazight, è di origine camitica (non semitica come l’Arabo), con caratteri propri, ed è stata riconosciuta come lingua ufficiale dal re, Muhammad VI, nel 2011.
I Berberi vantano inoltre un numero di personaggi importanti nella storia, capi valorosi come Massinissa e Giugurta, ma anche personaggi a noi più’ conosciuti, come diversi imperatori romani: uno su tutti, Settimio Severo (nato a Leptis Magna, attuale Libia, nel 145); ma anche papi e santi, come San Vittore (nato in Tunisia), Sant’Agostino (nato nel 354 a Tagaste, in Algeria). E una tradizione letteraria, che un po’ ci appartiene: Apuleio di Madaura (Algeria), in Amore e Psiche ha trasposto una nota fiaba berbera.
Una civiltà antica quindi che ci sorprende per i punti di contatto che ha con la nostra, e ci affascina per il tanto che c’è ancora da scoprire.