
Continueranno a dirvi che è cambiata, che nulla è più ‘come prima’. Ci sarà sempre qualcuno pronto a instillare il dubbio, a dire che vive sugli allori della sua fama, a sostenere che è diventata l’ombra di se stessa, di quando, negli anni ’80, fu sgomberata una parte dei suoi souq.
Eppure il sortilegio di Jemaa el-Fna colpisce ancora.
Che importa se gli gnaoua suonano per i turisti, se i portatori di acqua hanno l’aria un po’ kitsch e guadagnano di più facendosi fotografare, che non vendendo ciò che portano negli otri. La grande piazza di Marrakech, quella che gli abitanti chiamano semplicemente ‘la place’, la meta imprescindibile di tutti i visitatori, resta un punto di riferimento inossidabile, un luogo che continua a esercitare un’attrazione quasi magnetica. Un grande circo all’aperto, una fiera, un’arena. Un teatro. Con i suoi registi, trovarobe, attori e comparse. Ovviamente il programma ha subito variazioni per adattarsi al mutare dei tempi e del pubblico, ma il sipario continua ad alzarsi ogni giorno sul più celebre palcoscenico della città.
Chiunque sia passato per Marrakech ha assistito allo spettacolo del tramonto, quando il crepuscolo libera le energie dalla morsa del calore diurno e accende la piazza di vita incontenibile, attirando i visitatori come mosche al miele. Ma Jemaa el-Fna si esibisce ininterrottamente lungo tutto l’arco della giornata: qui il percorso che il visitatore deve seguire coincide con quello del sole. E’ un itinerario temporale.
Atto I – Mattino
La mattina presto la piazza è ancora spopolata, i commercianti spazzano davanti alla soglia della bottega, sorseggiando il primo caffè della giornata e aprono i battenti al rallentatore. Il centro della piazza è ancora vuoto, a parte gli uomini della nettezza urbana. E’ l’ora in cui i registi allestiscono la scenografia, l’ora delle comparse e dei tecnici. L’azione si svolge ai margini, lungo i lati della piazza, nei loro chioschi-roulotte i venditori di spremute d’arancia offrono ai passanti bicchieri di succo a 4 dirham. Ci sono i venditori di frutta secca e i lustrascarpe. Un cavadenti ostenta la sua bravura esibendo una pila di molari estratti. Più tardi arrivano i portatori di bibite, che scaricano le casse.
Atto II – Mezzogiorno
Il movimento si fa più intenso. Così come i raggi del sole. La maggior parte degli attori è già entrata nel proprio ruolo. Ora lo spettacolo sta per cominciare. Le cartomanti hanno sistemato i loro banchetti sotto gli ombrelloni, i cantastorie, i giocolieri, gli acrobati, sono ai loro posti, qualche donna si appresta a dipingere con l’hennè le mani delle turiste, le scimmie addomesticate iniziano le loro acrobazie, lo scrittore pubblico ha preparato penna e calamaio. Entrano in scena i portatori d’acqua. Si comincia ad udire un fraseggio di flauto a cui si aggiunge qualche colpo di tamburo, ed ecco che parte la colonna sonora. Gli incantatori di serpenti iniziano il loro spettacolo. La piazza comincia ad assumere le proprie sembianze, un grande circo, una fiera, un’arena.
Atto III – Primo pomeriggio
In pochi minuti si sono sparpagliate ovunque innumerevoli carrette in metallo, con il loro contenuto: il braciere, i piatti, panche e tavolini. Sono i ristoranti su ruote. Con il loro arrivo l’attività converge verso il centro della piazza. La grande scena principale è pronta. Tutti i giorni verso, nel pomeriggio, i ristoranti che occupano il centro della piazza vengono montati nel giro di un’ora. Ghirlande di fili elettrici, cucine, tavoli, coperti…tutto deve essere pronto per le 17.00/18.00, quando arriveranno i primi commensali, per lo più gente del posto. I marocchini sono i primi clienti della piazza, i turisti arrivano più tardi con fare un po’ circospetto. Ogni ristorante ha il proprio numero e un posto stabilito. In un angolo intanto gli gnaoua hanno già indossato la djellaba e la tipica calotta con la nappina penzolante, e cominciano a suonare.
Atto IV – Sera
All’ora del tramonto il sole ha liberato le energie ed è tramontato dietro il minareto della Koutubia. Ora la scena brilla di luci notturne, si alza il sipario. Pare un’enorme macchina vivente, un organismo meccanico che emette nuvole di fumo e vapori profumati di spezie. I cuochi vestiti di bianco sembrano improbabili meccanici di una gigantesca macchina a vapore. Si mangia gomito a gomito, sui tavoli di metallo coperti da tela cerata che riflette la luce delle lampadine. La musica, il vociare, continua in sottofondo.
Epilogo – Mezzanotte
Il clamore si è progressivamente affievolito. Uno dopo l’altro i flauti ammutoliscono, seguiti dai tamburi e dai crotali. I ristoranti chiudono, spengono i bracieri, smontano le attrezzature e staccano i festoni luminosi. Per qualche ora la piazza torna ad essere una semplice spianata triangolare, grigia, vuota, inerte. Il sipario è calato. Fino a domattina.
da Marrakech itinerari d’autore (J. Ferrandez e O. Cirendini)