
Il rosso, colore che protegge dal malocchio
Innumerevoli gradazioni di colore che cambiano con lo scorrere delle ore e delle stagioni, il Marocco offre una palette estremamente ricca e variegata. Blu, rosso, ocra, verde, giallo, arancione o rosa, i colori impregnano il paesaggio marocchino e si declinano all’infinito, animati da luci e ombre.
Nei souk le tinte si incrociano: bobine di fili di seta, cappelli in cotone colorato, babouche di cuoio o di seta, tappeti tessuti, ceramiche smaltate, rotoli di stoffe, matasse di lana. Un’arte del colore che si declina anche nei decori architettonici nascosti all’interno di palazzi sontuosi, dove si alternano le policromie del legno intagliato e colorato a quelle dei mosaici. Colori vivaci che sprigionano la loro allegria nei giorni di festa quando le donne indossano vestiti di stoffe brillanti, impreziositi da ricami di mille motivi e si adornano il capo con foulard con le frange setate.
Il blu-mauve dei muri di Essaouira e Chefchauen per tenere lontani gli spiriti cattivi.
L’indaco, nobile colore del Sahara, lo stesso dei turbanti con i quali gli ‘uomini blu’ si avvolgono il capo per proteggersi dalle tempeste di sabbia e dalle bruciature del sole cocente del deserto.
Il blu cobalto di Fes, il blu Majorelle, un blu-viola unico con il quale il pittore ha ricoperto il suo atelier all’interno di un giardino lussureggiante a Marrakech.
Il bianco delle facciate delle antiche ville andaluse, che drappeggia i lunghi veli delle donne del Rif, che riveste gli uomini nei giorni di dolore e i cavalieri durante le loro ‘fantasia’, che impreziosisce come un pizzo gli stucchi dei palazzi e delle scuole coraniche.
Il rosso dei tappeti e delle stoffe. Il rosso, colore che protegge dal malocchio. In tutti i mercati del reame le spezie dai toni caldi, dai sapori dolci e piccanti, disposte in piramidi di polvere. Le donne dallo sguardo di fuoco che occhieggia dal rosso, blu o nero dei loro veli.
L’ocra, il marrone delle kasbah con le loro silhouette altere, i colori della terra, che brucia sotto il sole cocente, s’insinua nell’architettura delle case dell’Atlante e del sud, nei labirinti delle medine, nelle terracotte berbere, nelle tende nomadi o nei datteri, simbolo dell’ospitalità.
Il verde, colore dell’islam, del paradiso musulmano, miracolo dell’acqua in un paese desertico. Il verde bagna le oasi e la frescura dei palazzi. In primavera il Marocco esplode in mille tonalità di verde, smeraldo, blu o grigio. I palmeti ne offrono una sinfonia appena turbati dal mormorio delle acque. Il verde risplende nelle tegole smaltate degli edifici reali e religiosi, e delle ricche dimore. E a tutte le ore del giorno, in tutte le stagioni dell’anno, le foglie verdi del the alla menta dissetano e rinfrescano il viaggiatore.
Arancione come la sabbia cocente delle dune di Merzouga, come le foglie degli alberi dell’Atlante in autunno, come il fuoco che riscalda la pelle dei bendir nelle notti di festa. Arancione come le spezie vendute nei mercati, dove dominano le tinte oro dello zafferano, della curcuma e del cumino. Arancione come i pasticcini al miele le sere di Ramadan. Magia dell’Henné, la cui pasta bruna o verdastra una volta secca traccia sulla pelle dei disegni di un bel arancio.
Il giallo mimosa delle babouche tradizionali di cuoio, morbido. Il giallo delle piccole banane di Sous, vicino ad Agadir, e dei limoni che accompagnano le migliori tajines. il giallo dell’oro delle cinture e dei ricami delle vesti delle donne. Pallido e brillante, il giallo cesellato delle lampade illumina il souk.
Il nero come le griglie di ferro forgiato, la scrittura calligrafica, o il kajal che trucca gli occhi delle donne.